La Costruzione delle Emozioni: 

Una Nuova Prospettiva sull'Intelligenza Emotiva


Elaborazione
Dott. Francesco Galvano

Introduzione

Per secoli, la visione classica delle emozioni ha dominato il nostro pensiero, suggerendo che le emozioni siano entità universali, innate e facilmente riconoscibili. Tuttavia, recenti ricerche nel campo delle neuroscienze e della psicologia cognitiva stanno rivoluzionando questa concezione, proponendo un modello più complesso e sfumato di come funzionano le nostre emozioni. Questo articolo esplora la teoria dell'emozione costruita, un paradigma emergente che sta ridefinendo la nostra comprensione dell'intelligenza emotiva e del suo impatto sulla nostra vita quotidiana. La teoria dell'emozione costruita, proposta dalla neuroscienziata Lisa Feldman Barrett, sfida l'idea che le emozioni siano reazioni universali e automatiche a stimoli esterni [1]. Invece, suggerisce che le emozioni siano costruzioni mentali complesse, create dal nostro cervello sulla base di esperienze passate, contesto culturale e previsioni sul futuro. Secondo questa teoria, il nostro cervello opera costantemente attraverso un processo di simulazione e previsione. Utilizza le esperienze passate, organizzate in concetti, per interpretare gli input sensoriali attuali e prevedere le azioni più appropriate. Questo processo non è limitato alle emozioni, ma è fondamentale per tutte le nostre esperienze coscienti [2].

Il Ruolo del Sistema Interocettivo

Un elemento chiave nella costruzione delle emozioni è il sistema interocettivo, responsabile della nostra consapevolezza delle sensazioni interne del corpo. Questo sistema non solo regola le funzioni corporee di base, ma gioca anche un ruolo cruciale nella formazione delle nostre esperienze emotive [3]. Il concetto di "budget corporeo" è centrale in questo processo. Il cervello cerca costantemente di mantenere un equilibrio energetico, prevedendo i bisogni del corpo e regolando di conseguenza le risorse. Queste previsioni interocettive non solo influenzano il nostro stato fisico, ma contribuiscono anche alla creazione delle nostre esperienze emotive [4].

La Granularità Emotiva

Un aspetto fondamentale dell'intelligenza emotiva, secondo questa nuova prospettiva, è la "granularità emotiva". Questo termine si riferisce alla capacità di distinguere e articolare sfumature sottili nelle esperienze emotive. Le persone con una maggiore granularità emotiva sono in grado di identificare e descrivere le loro emozioni in modo più preciso e dettagliato [5]. La granularità emotiva non è solo una questione di vocabolario. Rappresenta una maggiore capacità del cervello di costruire esperienze emotive più raffinate e contestualmente appropriate. Questa abilità è associata a una migliore regolazione emotiva, relazioni interpersonali più soddisfacenti e una maggiore resilienza psicologica [6].

Implicazioni per l'Intelligenza Emotiva

La teoria dell'emozione costruita ha profonde implicazioni per come concepiamo e sviluppiamo l'intelligenza emotiva. Tradizionalmente, l'intelligenza emotiva è stata vista come la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Alla luce di questa nuova teoria, possiamo ridefinirla come la capacità di costruire esperienze emotive più ricche, flessibili e adattive [7].

Sviluppare l'intelligenza emotiva, in questo contesto, implica:

1.     Ampliare il proprio vocabolario emotivo: Imparare nuove parole per descrivere le emozioni può effettivamente aumentare la nostra capacità di sperimentare una gamma più ampia di stati emotivi [8].

2.     Coltivare la consapevolezza interocettiva: Prestare attenzione alle sensazioni corporee può migliorare la nostra capacità di interpretare e regolare i nostri stati emotivi [9].

3.     Esplorare diverse prospettive culturali: Le emozioni sono in parte costruzioni culturali. Esporsi a diverse culture può arricchire il nostro repertorio emotivo [10].

4.     Praticare la ricategorizzazione: Imparare a reinterpretare le sensazioni fisiche associate alle emozioni può aiutarci a gestire meglio stati emotivi difficili [11].

Implicazioni Pratiche

La comprensione delle emozioni come costruzioni può avere impatti significativi in vari ambiti:

Salute Mentale

La teoria dell'emozione costruita suggerisce che molti disturbi mentali potrebbero essere il risultato di previsioni interocettive cronicamente disregolate. Questo apre nuove possibilità per interventi terapeutici che si concentrano sul miglioramento della granularità emotiva e della consapevolezza interocettiva [12].

Educazione

Insegnare ai bambini una comprensione più sfumata delle emozioni potrebbe migliorare la loro capacità di regolazione emotiva e le loro competenze sociali. Questo potrebbe includere l'insegnamento di un vocabolario emotivo più ricco e la pratica della consapevolezza delle sensazioni corporee [13].

Ambiente di Lavoro

Le organizzazioni potrebbero beneficiare di programmi di formazione che promuovono una maggiore granularità emotiva tra i dipendenti. Questo potrebbe portare a una migliore comunicazione, una risoluzione più efficace dei conflitti e un ambiente di lavoro più positivo [14].



Le Debolezze della Teoria Costruttivista di Barrett: Un Confronto con le Evidenze sull'Universalità delle Emozioni di Matsumoto ed Ekman

Le teorie di Paul Ekman [15] e David Matsumoto [16] si concentrano sulla universalità delle espressioni facciali delle emozioni, proponendo che alcune emozioni fondamentali siano espresse e riconosciute allo stesso modo in tutte le culture. Ekman, in particolare, ha identificato sei emozioni fondamentali (rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa) che, secondo i suoi studi, sono associate a espressioni facciali universalmente riconoscibili. Matsumoto, in linea con Ekman, ha fornito ulteriori evidenze a sostegno di questa teoria, ampliando la comprensione di come le espressioni emozionali siano influenzate dalla cultura, ma senza negare l'esistenza di un nucleo universale.

Nel documento del 2009 di Matsumoto e Willingham, vengono evidenziati i dati che dimostrano come anche individui non vedenti dalla nascita esprimano emozioni con le stesse configurazioni facciali di coloro che vedono, suggerendo che queste espressioni non siano apprese visivamente ma piuttosto geneticamente programmate. In questo contesto, le loro ricerche pongono una forte enfasi sull'aspetto biologico e innato delle espressioni facciali, che sarebbe indipendente dall'apprendimento culturale.

Lisa Feldman Barrett, d'altra parte, propone una teoria alternativa, la "Theory of Constructed Emotion". In sintesi, Barrett sostiene che le emozioni non sono universali, ma costruite dall'individuo in base all'esperienza personale e culturale, piuttosto che biologicamente determinate. Secondo Barrett, il cervello non "legge" emozioni innate o universali, ma piuttosto costruisce emozioni basate su un processo interpretativo delle sensazioni corporee, in contesto con l'ambiente e le esperienze passate.

Le principali debolezze della teoria di Barrett, in confronto con le teorie di Ekman e Matsumoto, emergono da diverse considerazioni empiriche, come riportato nelle ricerche condotte da Matsumoto:

1.     Prove empiriche a favore dell'universalità: Le ricerche di Matsumoto e Ekman forniscono solide evidenze che supportano l'universalità delle espressioni facciali, in particolare grazie agli studi sulle persone cieche. Come evidenziato da Matsumoto nel suo articolo del 2009, la capacità dei ciechi congeniti di esprimere emozioni attraverso configurazioni facciali identiche a quelle dei vedenti contrasta direttamente con la posizione di Barrett. Questo suggerisce che le espressioni emozionali non siano completamente costruite o apprese culturalmente, ma che esista una componente biologica innata.

2.     Riconoscimento interculturale delle espressioni facciali: Un altro punto debole nella teoria di Barrett riguarda il riconoscimento delle espressioni facciali tra culture diverse. Mentre Barrett sostiene che l'interpretazione delle emozioni varia significativamente da cultura a cultura, le ricerche di Matsumoto (e anche di Ekman) hanno dimostrato che, nonostante alcune differenze culturali nel modo in cui le emozioni vengono espresse o interpretate, c'è comunque una capacità comune di riconoscere le emozioni fondamentali attraverso le espressioni facciali. Le analisi interculturali suggeriscono una convergenza nel riconoscimento di queste emozioni, che Barrett non riesce completamente a spiegare con la sua teoria costruttivista.

3.     Base biologica delle emozioni: La visione costruttivista di Barrett minimizza il ruolo dei fattori biologici nel determinare le emozioni e le loro espressioni. Matsumoto, invece, sottolinea come le espressioni emozionali siano il risultato di un lungo processo evolutivo, e che siano presenti sin dall'infanzia e persino in situazioni di privazione sensoriale, come nel caso dei ciechi congeniti. L'universalità di certe espressioni, come il sorriso o la smorfia di dolore, suggerisce un substrato biologico che Barrett non riconosce pienamente.

4.     Convergenza dei dati neuroscientifici: Mentre Barrett pone l'accento sul fatto che le emozioni siano il risultato di interpretazioni cognitive, alcune evidenze neuroscientifiche indicano che le emozioni fondamentali potrebbero avere radici neuronali condivise. Studi di neuroimaging, ad esempio, mostrano che certe aree cerebrali si attivano in modo simile durante l'esperienza di emozioni come la paura o la gioia, indipendentemente dal contesto culturale, suggerendo una base neurobiologica per alcune emozioni, a differenza della visione costruttivista di Barrett.

In sintesi, la teoria di Barrett, pur offrendo un'interessante prospettiva sull'influenza della cultura e dell'esperienza personale nell'interpretazione delle emozioni, presenta alcune debolezze quando confrontata con le prove empiriche fornite da Matsumoto ed Ekman. Le evidenze a favore dell'universalità delle espressioni facciali, in particolare nei casi di individui ciechi e nel riconoscimento interculturale delle emozioni, suggeriscono una componente innata nelle emozioni che la teoria costruttivista di Barrett non riesce a spiegare completamente.


Conclusione

La teoria delle emozioni costruite rappresenta certamente un cambiamento paradigmatico nella nostra comprensione delle emozioni, sfidando l'idea che queste siano universali e innate. Tuttavia, come dimostrato dalle ricerche di Ekman e Matsumoto, le emozioni sembrano essere profondamente radicate nella biologia umana e riconoscibili attraverso espressioni facciali universali, indipendentemente dalla cultura o dall'esperienza personale.

Nonostante la visione costruttivista offra una prospettiva interessante sull'importanza del contesto e dell'esperienza personale nella costruzione delle emozioni, le prove empiriche a favore dell'universalità delle espressioni e delle basi biologiche suggeriscono che l'emozione non può essere completamente ridotta a una costruzione cognitiva. L'intelligenza emotiva, quindi, si fonda non solo sulla capacità di interpretare le proprie emozioni in un contesto culturale e personale, ma anche sulla comprensione e riconoscimento di una base universale che collega l'esperienza umana a livello globale.

In conclusione, sebbene la teoria costruttivista di Barrett ci inviti a coltivare una maggiore consapevolezza delle nostre esperienze interne e ad adottare una visione dinamica e contestuale delle emozioni, le ricerche di Matsumoto ed Ekman ci ricordano che esiste un nucleo emotivo condiviso, biologico e universale. Questa comprensione complessiva permette di sviluppare un'intelligenza emotiva più completa, che combina sia la capacità di adattarsi alle esperienze individuali che la consapevolezza delle emozioni innate che attraversano le culture.

Riferimenti

    [1] Barrett, L. F. (2017). How Emotions Are Made: The Secret Life of the Brain. Houghton Mifflin Harcourt.

    [2] Clark, A. (2013). Whatever next? Predictive brains, situated agents, and the future of cognitive science. Behavioral and Brain Sciences, 36(3), 181-204.

    [3] Craig, A. D. (2009). How do you feel—now? The anterior insula and human awareness. Nature Reviews Neuroscience, 10(1), 59-70.

    [4] Sterling, P. (2012). Allostasis: A model of predictive regulation. Physiology & Behavior, 106(1), 5-15.

    [5] Lindquist, K. A., & Barrett, L. F. (2008). Emotional complexity. In M. Lewis, J. M. Haviland-Jones, & L. F. Barrett (Eds.), Handbook of emotions (pp. 513-530). The Guilford Press.

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    [7] Mayer, J. D., Caruso, D. R., & Salovey, P. (2016). The ability model of emotional intelligence: Principles and updates. Emotion Review, 8(4), 290-300.

    [8] Lieberman, M. D., Inagaki, T. K., Tabibnia, G., & Crockett, M. J. (2011). Subjective responses to emotional stimuli during labeling, reappraisal, and distraction. Emotion, 11(3), 468-480.

    [9] Farb, N., Daubenmier, J., Price, C. J., Gard, T., Kerr, C., Dunn, B. D., ... & Mehling, W. E. (2015). Interoception, contemplative practice, and health. Frontiers in Psychology, 6, 763.

    [10] Mesquita, B., & Leu, J. (2007). The cultural psychology of emotion. In S. Kitayama & D. Cohen (Eds.), Handbook of cultural psychology (pp. 734-759). The Guilford Press.

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    [13] Brackett, M. A., Rivers, S. E., Reyes, M. R., & Salovey, P. (2012). Enhancing academic performance and social and emotional competence with the RULER feeling words curriculum. Learning and Individual Differences, 22(2), 218-224.

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    [15] Ekman, P. (1992). An argument for basic emotions. Cognition & Emotion, 6(3-4), 169-200.

    [16] Matsumoto, D., & Willinghm, B. (2009). Spontaneous facial expressions of emotion of congenitally and non-congenitally blind individuals. Journal of Personality and Social Psychology, 96(1), 1-10.