Le emozioni svolgono un ruolo cruciale nelle interazioni sociali, storicamente ritenute essere comunicate e comprese attraverso segnali visivi. Il lavoro di Charles Darwin e di altri ha sostenuto l'idea dell'universalità emotiva, suggerendo una comunanza transculturale in espressioni come gioia, tristezza e rabbia, accennando a un vantaggio evolutivo. Tuttavia, come fanno le persone nate cieche, prive di mimica visiva fin dalla nascita, a navigare questo paesaggio non verbale? Studi condotti da ricercatori come Matsumoto e Willingham, e da neuroscienziati come Nancy Kanwisher, sono stati cruciali nel mettere in discussione il paradigma dell'apprendimento visivo. Il loro lavoro rivela che le persone nate cieche mostrano spontaneamente espressioni facciali e attività nell'area fusiforme facciale (FFA) quando interagiscono con rappresentazioni tattili dei volti, suggerendo che l'aspetto neurologico dell'espressione e del riconoscimento emotivo sia innato. Le espressioni facciali, strumentali per la comunicazione emotiva, superano le barriere linguistiche e culturali, con l'FFA che si dimostra attivo anche in individui ciechi quando esplorano modelli tattili di volti. Questo suggerisce che il riconoscimento facciale sia guidato da substrati neurali predestinati, indipendenti dall'esperienza visiva. Ma la capacità di riconoscere emozioni, solitamente associata ai segnali visivi, è innata e non si limita alla vista, come dimostrato dalla ricerca su individui ciechi dalla nascita. Questi studi mettono in evidenza l'interazione complessa tra sistemi sensoriali e meccanismi neurali innati nel riconoscimento emotivo, anche in assenza di stimoli visivi. L'indagine su persone nate cieche offre preziosi contributi al dibattito sull'equilibrio tra strutture innate e apprendimento esperienziale nello sviluppo cognitivo. La ricerca dimostra che, nonostante l'assenza di esperienza visiva, le persone cieche sviluppano strutture cognitive analoghe a quelle delle persone vedenti, suggerendo che alcune componenti dello sviluppo cognitivo siano predeterminate da strutture cerebrali innate. Ad esempio, l'FFA si attiva anche nelle persone nate cieche coinvolte in compiti tattili o uditivi legati ai volti, indicando un suo sviluppo guidato da fattori innati piuttosto che dalla sola esperienza visiva. Questa indagine sull'espressione emotiva e il riconoscimento nelle persone nate cieche arricchisce la nostra comprensione delle capacità innate del cervello umano. Mentre l'esperienza affina le nostre capacità percettive, alcune componenti fondamentali delle emozioni sono cablate e agiscono indipendentemente dalla stimolazione sensoriale. I risultati sottolineano che le esperienze sensoriali possono modellare l'uso delle strutture innate ma non le definiscono completamente, con profonde implicazioni per la comprensione dello sviluppo neurale, dell'adattabilità del cervello umano e della necessità di pratiche sociali inclusive che riconoscano le abilità innate di tutte le persone, indipendentemente dalle limitazioni sensoriali.